Kurt Kobain
se non si fosse spappolato la zucca con un fucile
lo avrei visto bene friggere sulla sedia elettrica.
Sarebbe stata la morte sua.
Voglio essere giustiziato da una scossa a 220 volt,
ma restare vivo, poi riprovare con la 380,
e crepare sborrando con eiaculazione retrograda e cagandomi addosso.
Alberto Ferrari ha divorato Kobain, ha avuto il culo di nascere in sordina in un paese di asini, figlio di un produttore musicale, senza ritrovarsi attorno una vagina bionda vorace, senza pagare il dazio spermico della riproduzione e del marketing e senza esitare nel vivere e produrre arte nuova. Alberto, sei un poeta e un musicista e sei italiano. Europeo. Un miracolo da vomitare sulla cristallizzata arroganza americana e anglosassone. Dollari e sterline, ficcatevele in culo, please.
(Kurt, e non ti sembra d’avere rotto abbondantemente i coglioni?)