Where have you gone again my sweet?
Everybody wants to know
Where have you gone again my sweet?
Everybody wants to know
Where you gone?
I’m just a ghost, i’m on your street
Waitin’, when you comin’ home?
Gone so long
Where you gone?
On a long slow goodbye?
On a long slow goodbye…
In every voice, i hear you speak
Waitin’ by the telephone
I close my eyes, i just can’t sleep
Roll & tumble all night long
All night long
Where you gone?
I close my eyes, i just can’t sleep
Where have you gone again my sweet?
Tu m’hai amato. Nei begli occhi fermi
luceva una blandizie femminina;
tu civettavi con sottili schermi,
tu volevi piacermi, Signorina;
e più d’ogni conquista cittadina
mi lusingò quel tuo voler piacermi!
Unire la mia sorte alla tua sorte
per sempre, nella casa centenaria!
Ah! Con te, forse, piccole consorte
vivace, trasparente come l’aria,
rinnegherei la fede letteraria
che fa la vita simile alla morte….
Oh! Questa vita sterile, di sogno!
Meglio la vita ruvida concreta
del buon mercante inteso alla moneta,
meglio andare sferzati dal bisogno,
ma vivere di vita! Io mi vergogno
sì, mi vergogno di essere poeta!
Tu non fai versi. Tagli le camicie
per tuo padre. Hai fatto la seconda
classe, t’han detto che la terra è tonda,
ma tu non credi… e non mediti Nietzsche…
mi piaci. Mi faresti più felice
d’un’intellettuale gemebonda…
Tu ignori questo male che s’apprende
in noi. Tu vivi i tuoi giorni modesti,
tutta beata nelle tue faccende
Mi piaci. Penso che leggendo questi
miei versi tuoi, non mi comprenderesti,
ed a me piace chi non mi comprende.
Ed io non voglio più essere io!
Non più l’esteta gelido, il sofista,
ma vivere nel tuo borgo natio,
ma vivere alla piccola conquista
mercanteggiando placido, in oblio
come tuo padre, come il farmacista…
Ed io non voglio più essere io!
Guido Gozzano
visse i primi periodi
della produzione adolescenziale
turbato dalla statale, sgraziata
c(o)ultura pop monopolista, d’annunziana,
immondizia culturale italiana.
per poi maturare, propria, La scelta poetica crepuscolare.
morì disperato a 32 anni
di tubercolosi.
(eppure all’epoca l’ARTE
circense medica era già evoluta
per combattere la TISI)
scriveva Boccioni che
per fare L’arte così
per far la guerra
ci volesse coraggio
io scrivo che ci vuol
coraggio, SOLO per ESSEERE
(im)mortali.
che la guerra come l’arte
non servano a niente ed a
nessuno se non all’umano
brutale, impotente, disperato, che
le conduca.
Non c’è gloria alcuna, nel FARE solo nell’ESSERE.
tale è questa:
LA CIVILTA’ DEL FARE OVE
il borghese(piccolo piccolo):
la nuova nobiltà senza cultura,
senza storia mor(t)ale, e costume
si è costruita, calcolando,
memoria e razza nei secoli recenti,
una mis(t)ura,
dalla rivoluzione francese
alla seconda guerra mondiale(L’AMERICA). l’incubo post industriale.
L’industria lattiero casearia,
La bovino/suini-coltura
Il cereale.
L’industria farmaceutica & petrolifera,
La politica
democratica…la medicina
(ahahahahah)
per ciò soffrite TUTTI
depressione e cancro perchè:
non siete.
“Considerate la vostra semenza:
Fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza.”
Inferno, canto XXVI (‘Ulisse’)
che un dio…
anomimo: pagano,
cristiano o islamico
possa aver pietà di voi
perchè